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Oggi, sempre di più, nella valutazione estimativa dell’azienda agricola al capitale fondiario si deve aggiungere il valore degli investimenti su di esso compiuti e che, nel loro insieme, vanno a definire la capacità produttiva del fondo stesso. Dall’excursus storico operato sulla materia si osserva che, partendo dai concetti sul valore della terra nuda elaborati nel corso della II rivoluzione agricola si giunge alla definizione e all’analisi puntuale del capitale fondiario. Interessante è il contributo dato su questo processo dalla Scuola italiana fra fine ’800 e la prima metà del ’900, grazie a studiosi come Pietro Cuppari, Vittorio Niccoli e Arrigo Serpieri, padri fondatori dell’estimo, i quali già allora avevano affrontato le distinzioni che sussistono fra fondo rustico e azienda agricola e le loro relative implicazioni estimative.