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Questo contributo si propone di esaminare il tema dell’evento pregiudizievole subito dall’agricoltore a causa della fauna protetta dalla prospettiva degli interventi legislativi regionali che negli ultimi anni si sono susseguiti con l’intento di porre in essere misure di prevenzione del danno. Il momento storico attuale è infatti caratterizzato da una forte attività del legislatore regionale, piuttosto che di quello statale, che in più occasioni è intervenuto a disciplinare la materia nella prospettiva di rispondere all’azione dannosa della fauna selvatica in agricoltura. Il tema dei danni da fauna selvatica in agricoltura presenta una complessità di base e una serie di implicazione giuridiche e si basa sull’assunto che questa questione non può essere affrontata in una logica unicamente risarcitoria. La prospettiva quindi deve essere quella in primo luogo della prevenzione, quale attività dell’uomo sulla fauna attraverso cui garantire un generale livello di conservazione delle specie e assicurare la naturale evoluzione delle specie, e contestualmente garantire una presenza sul territorio non invasiva della sfera di attività dell’uomo. Si tratta di una diversa visuale che trae origine dall’evento dei danni in agricoltura causati dalla fauna selvatica e da esso ricava il presupposto per riflettere sull’attualità dell’impianto normativo che, in più occasioni, si presenta non sempre adeguato alle evoluzioni naturali, economiche e sociali che si sono verificate negli ultimi decenni e che sono alla base del crescente problema legato alla fauna selvatica sul territorio. Il punto da cui occorre quindi muovere, in una prospettiva de jure condendo, è rappresentato dalla definizione di una nuova dimensione, ove gli interessi pubblici e privati possano convergere in una equilibrata gestione della fauna selvatica sul territorio con la duplice finalità, conservativa delle specie faunistiche e garante dell’equilibrio delle stesse sul territorio, nel rispetto delle altre componenti ambientali e dell’attività economica dell’impresa agricola.
This article aims to examine the issue of the event suffered by the farmer because of the protected wildlife from the perspective of the regional law. The current historical moment is in fact characterized by a strong activity of the regional legislator, rather than of the state legislator, which on several occasions has intervened to regulate the matter with a view to responding to the harmful action of wildlife in agriculture. The issue of damage from wildlife in agriculture has a basic complexity and a series of legal implications and is based on the assumption that this issue cannot be dealt with in a purely compensatory logic. Therefore, the perspective must be that of prevention, as a human activity on the fauna through which to ensure a general level of conservation of the species and ensure the natural evolution of the species, and at the same time guarantee a non-invasive presence in the sphere of the human activity. It is a different view that originates from the event of damage in agriculture caused by wildlife and from it derives the prerequisite for reflecting on the actuality of the regulatory system that, on several occasions, is not always adequate to natural evolutions, economic and social events that have occurred in recent decades and which are at the base of the growing problem related to wildlife in the area. The point from which we must therefore move, in a de jure condendo perspective, is represented by the definition of a new dimension, where public and private interests can converge in a balanced management of wildlife on the territory with the dual purpose of conserving wildlife species and guarantor of the balance of the same on the territory, respecting the other environmental components and the economic activity of the agricultural enterprise.