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In questo tipo di eventi sono ormai consuetudine alcune premesse sul clima; ciò è stato fatto anche per la Giornata in oggetto, mettendo in evidenza l’aumento medio delle temperature che ha caratterizzato il nostro ambiente e che, probabilmente, ha influenzato anche il ciclo idrologico. Certamente ha alterato le prestazioni riproduttive degli animali, il loro stato metabolico, sanitario e persino la risposta immunitaria, con ovvi riflessi sulla produzione. Il processo di desertificazione, che i persistenti cambiamenti climatici possono avviare, può ridurre la capacità di carico dei pascoli e la capacità tampone dei sistemi agropastorali. La via principale che si deve seguire, per far fronte allo stress ambientale nei sistemi di allevamento industriale e misto, è rappresentata dalla selezione genetica di soggetti termotolleranti, anche se possono essere di aiuto l’ottimizzazione della produttività delle colture (cereali) e del foraggio, tramite una migliorata gestione dell’acqua e del suolo. Lo stress ambientale è stato anche affrontato tramite il confronto tra bovini di differenti razze allevate nello stesso ambiente, in condizioni di elevate temperature e/o umidità atmosferica relativa. È incoraggiante che la razza Bruno Alpina Italiana presenti una variabilità genetica suscettibile di valorizzazione ai fini della resistenza all’incremento termico ambientale. L’analisi ad ampio spettro, basata sulla “genome-wide association”, condotta su 21 razze bovine autoctone sia della sponda sud che nord del Bacino del Mediterraneo, ha fornito indicazioni utili sia sulla loro storia demografica che adattativa. Si è messa in luce l’unicità genetica delle razze bovine autoctone del Bacino del Mediterraneo suggerendo che le principali pressioni selettive che le hanno influenzate sono riferibili a variazioni delle temperature e all’esposizione ai raggi UV. Circa le influenze dei cambiamenti climatici sulle comunità fungine presenti nei foraggi, con importanti ricadute sulle condizioni zootecniche e alimentari, è stato convincentemente dimostrato che la soluzione del problema può solamente venire da un approccio multidisciplinare comprendente competenze agronomiche, fitopatologiche, entomologiche, nutrizionali, ingegneristiche e molecolari. L’accademico Mauro Antongiovanni ha presentato l’ultima edizione del testo didattico “Nutrizione e Alimentazione degli Animali in Produzione Zootecnica”, aggiornata tramite la collaborazione con i colleghi Arianna Buccioni dell’Università di Firenze e Marcello Mele dell’Università di Pisa. Antongiovanni ha fatto rilevare come la corretta formulazione delle diete destinate agli animali in produzione zootecnica possa contribuire, a limitare la produzione dei gas serra dalle attività digestivo-metaboliche, specie degli allevamenti estensivi.